Crypto: Circle ora consente l'acquisto legale di armi da fuoco con USDC

Il confine tra crypto e politica sta diventando più netto. Consentendo ora l'acquisto legale di armi da fuoco con USDC, Circle porta in primo piano la questione della neutralità finanziaria. Questa decisione, lodata da alcuni e contestata da altri, rivela le tensioni tra la promessa di decentralizzazione e le realtà istituzionali, riaccendendo il dibattito su ciò che la crypto può o non può consentire all'interno di un quadro legale.

Quando la Crypto entra nel dibattito sulle armi da fuoco

Il confine tra crypto e politica si è nuovamente assottigliato. L'emittente della stablecoin USDC, Circle, ha ufficialmente modificato la propria politica interna per consentire l'acquisto legale di armi da fuoco. Nello stesso contesto, e con il supporto di diversi partner, la società ha lanciato una testnet, estendendo la revisione della propria politica e la sua apertura agli usi legalmente regolamentati.

Questa mossa, lodata dai sostenitori del Second Amendment, segna per alcuni un ritorno a una certa neutralità finanziaria, e per altri, una sottomissione alle attuali pressioni politiche.

Fino ad ora, Circle proibiva qualsiasi transazione relativa a “armi, munizioni o esplosivi”. Ma di fronte alle critiche di organizzazioni come Americans for Tax Reform, la società ha rivisto i propri termini di utilizzo. Ora, USDC può essere utilizzato per qualsiasi transazione “legalmente autorizzata”.

Questo cambiamento, riportato dalla giornalista Eleanor Terrett, riporta in auge una domanda scottante: la crypto può davvero essere neutrale in un mondo polarizzato?
Oltre al simbolo, questa inversione mette in luce una profonda tensione all'interno dell'ecosistema: quella che oppone la promessa di decentralizzazione alla realtà del controllo istituzionale.

Una Crypto sotto influenza: tra libertà e conformità

Circle, nonostante la sua immagine di attore innovativo nel Web3, rimane una società americana, quindi soggetta alle leggi e agli umori politici di Washington. “Una società privata non può emettere una crypto neutrale, perché rimane dipendente dalle politiche nazionali”, ha ricordato Kadan Stadelmann, CTO di Komodo.

Questa constatazione è inquietante. La crypto, che dovrebbe incarnare la libertà finanziaria e la resistenza alla censura, si trova qui intrappolata dai vincoli del mondo reale. Dove Bitcoin rimane uno strumento decentralizzato, le stablecoin come USDC restano strumenti gestiti da società centralizzate, esposte ai dibattiti sociali.

Alcuni legislatori repubblicani, come Bill Hagerty e Cynthia Lummis, hanno elogiato Circle per “aver allineato i propri termini di utilizzo ai diritti costituzionali dei cittadini”. Altri, al contrario, denunciano una forma di accomodamento politico mascherato sotto il pretesto della conformità legale. Così, la crypto diventa un campo di battaglia ideologico: dovrebbe essere regolamentata in nome della sicurezza o preservata in nome della libertà individuale?

USDC e il paradosso della neutralità finanziaria

Questo cambiamento di politica ha anche una dimensione economica. Il mercato delle stablecoin ora vale diverse centinaia di miliardi di dollari, e Circle sta cercando di consolidare la propria posizione contro Tether (USDT). Allentando le restrizioni, la società probabilmente cerca di ampliare l'adozione, rassicurando al contempo gli utenti legati alla libertà d'uso delle crypto.

Ma questa decisione solleva un paradosso: più la crypto vuole essere accessibile e legale, più si espone alla censura regolamentare. Consentendo alcuni usi e proibendone altri, gli attori centralizzati ridefiniscono la stessa nozione di neutralità monetaria.

Per i puristi del settore, questo conferma una cosa: la vera crypto rimane quella che sfugge al controllo istituzionale. Nonostante la sua trasparenza e conformità, USDC non può vantare la stessa indipendenza di un asset come Bitcoin.