Il Whitepaper di Bitcoin di Satoshi compie 17 anni: dalla ribellione cypherpunk a pilastro di Wall Street

Il whitepaper di Bitcoin, A Peer-to-Peer Electronic Cash System, pubblicato dal misterioso e pseudonimo Satoshi Nakamoto, ha compiuto ieri diciassette anni.

Rilasciato il 31 ottobre 2008, nel pieno della crisi finanziaria globale, il documento di nove pagine ha posto le basi per quella che sarebbe diventata la prima criptovaluta al mondo.

Il whitepaper delineava una visione per un sistema finanziario decentralizzato e peer-to-peer, basato sulla prova crittografica piuttosto che sulla fiducia in intermediari terzi. Il suo obiettivo era eliminare il problema della doppia spesa e consentire transazioni online senza fare affidamento su banche o altri terzi di fiducia. “Abbiamo proposto un sistema per le transazioni elettroniche senza fare affidamento sulla fiducia”, scriveva Satoshi.

Diciassette anni dopo, l’influenza di Bitcoin si è estesa ben oltre i forum cypherpunk dove tutto ebbe inizio. L’anniversario arriva mentre gli ETF spot su bitcoin negli Stati Uniti, in meno di due anni di esistenza, hanno registrato un successo senza precedenti, con un afflusso netto totale di oltre 62 miliardi di dollari e un patrimonio netto totale superiore a 150 miliardi di dollari, secondo i dati di SoSoValue.

Ma l’accettazione mainstream di Bitcoin va oltre Wall Street. Ora è entrato nei più alti livelli di governo, inclusa la Casa Bianca sotto l’attuale amministrazione statunitense.

Alcuni dei critici più accesi di Bitcoin sono diventati i suoi maggiori sostenitori. Nel 2021, l’ex presidente Donald Trump definì Bitcoin una “truffa contro il dollaro”. Eppure, alle elezioni presidenziali del 2024, invitava i sostenitori a “non vendere mai il vostro bitcoin” e ha poi firmato un ordine esecutivo per istituire una riserva strategica di bitcoin.

Larry Fink, CEO di BlackRock, il più grande gestore patrimoniale al mondo, una volta definì Bitcoin un “indice di riciclaggio di denaro”. Oggi lo promuove come uno dei prodotti ETF di maggior successo della sua società e lo considera una copertura contro l’instabilità del debito sovrano.
Allo stesso modo, Michael Saylor, l’esplicito CEO di Strategy, è diventato uno dei più persistenti evangelisti di Bitcoin, continuando ad accumulare BTC tramite offerte di azioni e debito. Lo stesso Saylor iniziò come scettico, dichiarando una volta: “I giorni di Bitcoin sono contati. Sembra solo una questione di tempo prima che faccia la stessa fine del gioco d’azzardo online.”

L’ultimo grande scettico tra le figure finanziarie di spicco rimane il CEO di JPMorgan, Jamie Dimon, che continua a esprimere dubbi sul valore e sulla sostenibilità di Bitcoin. Tuttavia, la sua banca si è mossa con decisione nel settore, consentendo recentemente ai clienti di impegnare bitcoin come garanzia.

La finanziarizzazione di bitcoin attraverso gli ETF e l’adozione nei tesorieri aziendali ha portato a paragoni con il boom della cartolarizzazione dei mutui degli anni ’70, un’epoca che vide i prezzi degli asset salire a nuovi massimi.

Eppure questa evoluzione non ha soddisfatto tutti. Molti dei primi sostenitori di Bitcoin sostengono che il suo stesso ethos, una forma di denaro al di fuori del controllo statale, sia stato diluito dall’adozione istituzionale.

Per il movimento cypherpunk che ha dato vita a Bitcoin, l’abbraccio del sistema da parte di Wall Street e Washington appare come un paradosso: una ribellione assorbita dall’establishment che un tempo cercava di sovvertire.

Cos’è davvero Bitcoin e può sopravvivere?

Su base annua, la commissione media di transazione per blocco bitcoin è scesa al livello più basso dal 2010, sollevando preoccupazioni sulla sostenibilità a lungo termine della rete. Commissioni basse, sebbene attraenti per gli utenti, riducono gli incentivi per i miner che garantiscono la sicurezza della rete, soprattutto mentre le ricompense per blocco continuano a dimezzarsi ogni quattro anni.

Originariamente concepito come un sistema di denaro elettronico peer-to-peer, Bitcoin è stato sempre più oscurato dalla narrativa dello “store of value”. "Non vendere mai il tuo bitcoin", è un ritornello comune da Michael Saylor alla famiglia Trump e molte altre voci.

Allo stesso tempo, la controversia continua all’interno della comunità degli sviluppatori, in particolare tra Bitcoin Core e Bitcoin Knots, su se la rete debba consentire dati non monetari come gli Ordinals o imporre regole più severe per bloccarli. Alcuni vedono tali restrizioni come necessarie per preservare l’integrità della rete, mentre altri le considerano una forma di censura che altera la natura aperta e senza permessi di bitcoin.

Oltre ai dibattiti interni, la questione incombente del quantum computing rappresenta anche un rischio irrisolto. La possibilità che future macchine quantistiche possano infrangere gli standard crittografici esistenti potrebbe minacciare la sicurezza di Bitcoin, senza che sia ancora stata trovata una soluzione definitiva.

“Non c’è dubbio che Bitcoin sia arrivato, accettato da Wall Street, e il suo periodo sostenuto sopra i 100.000 dollari lo conferma", ha dichiarato recentemente il Bitcoin OG Nicholas Gregory. "La sua transizione da denaro peer-to-peer a store of value è evidente", ha continuato. "Resta da vedere dove andrà a lungo termine. Io, per esempio, penso che la narrativa di Bitcoin come mezzo di scambio sia fondamentale per il suo posto duraturo, insieme a soluzioni per la minaccia quantistica.”