9,4 miliardi di dollari cancellati nel sell-off delle crypto dopo l’avvertimento di Trump

Questo venerdì, Donald Trump ha annunciato tariffe del 100% su tutti i prodotti cinesi, in risposta a un'offensiva commerciale da parte di Pechino. La reazione è stata immediata, con bitcoin che è sceso sotto i 110.000 dollari, arrivando a 102.000 dollari su Binance, la sua peggior performance dalla fine di giugno. Il mercato delle criptovalute si è così tinto di rosso in un'ondata di panico diffuso.

Un crollo brutale alimentato dal panico

Il mercato delle criptovalute, colpito dalle tensioni commerciali, ha subito un forte calo innescato da una dichiarazione di Donald Trump. In un messaggio pubblicato sulla sua piattaforma Truth Social, il presidente americano ha accusato la Cina di sfruttare una posizione dominante sulle terre rare, materiali fondamentali per le industrie tecnologiche e militari.

Il presidente americano dichiara: “Abbiamo appena appreso che la Cina ha adottato una posizione straordinariamente aggressiva sul commercio, inviando una lettera estremamente ostile al mondo, indicando che a partire dal 1° novembre 2025 imporranno massicci controlli all'esportazione su praticamente ogni prodotto che producono.” In risposta a questa decisione, Trump annuncia che gli Stati Uniti applicheranno una tassa del 100% su tutti i prodotti cinesi importati, una misura che riporta lo spettro di una nuova guerra commerciale con potenziali profonde implicazioni economiche.

La reazione del mercato delle criptovalute è stata immediata e violenta. Bitcoin è precipitato a 102.000 dollari su Binance, un livello senza precedenti dalla fine di giugno. La coppia spot BTC/USD su Coinbase ha toccato un minimo intraday a 107.000 dollari. L'effetto domino sul mercato è stato amplificato da un'ondata di massicce liquidazioni:

• 9,4 miliardi di dollari di posizioni liquidate in 24 ore;
• 7,15 miliardi di dollari in posizioni long con leva finanziaria;
• Ether (ETH) è sceso a 3.500 dollari;
• Solana (SOL) è sceso sotto i 140 dollari.

Questa correzione su larga scala mostra quanto il mercato delle criptovalute, ancora largamente dominato dai derivati con leva, rimanga vulnerabile anche al minimo shock geopolitico. L'episodio di venerdì illustra ancora una volta il grado di interconnessione tra la sfera politica e la volatilità delle criptovalute.

Un'escalation geopolitica che riporta lo spettro di una guerra commerciale

Oltre ai numeri, le intenzioni politiche espresse preoccupano gli investitori. In un'altra parte della sua pubblicazione, Trump ha mostrato aperta ostilità verso qualsiasi dialogo con il suo omologo cinese.

“Non c'è motivo di parlare con Xi Jinping“, ha scritto, affermando al contempo che gli Stati Uniti possiedono “il doppio degli elementi rispetto a quelli monopolizzati dalla Cina“. Queste affermazioni segnano una svolta retorica, allontanando qualsiasi prospettiva di de-escalation diplomatica.

Il tono è stato fissato, mentre il presidente adotta una posizione protezionistica, annunciando potenzialmente una nuova era di confronto economico tra le due principali potenze mondiali.

L'analisi di mercato conferma che questo cambiamento sta iniziando a modificare profondamente le aspettative. Così, la sola minaccia di una nuova ondata di tariffe è bastata a portare bitcoin sotto i 110.000 dollari, mentre l'intero mercato delle criptovalute si è tinto di rosso.

Oltre al calo dei prezzi di bitcoin e delle altre criptovalute, le prospettive macroeconomiche si oscurano. Un aumento del protezionismo potrebbe portare a un rallentamento del commercio globale, ulteriori interruzioni nelle catene di approvvigionamento e un aumento generalizzato della volatilità dei mercati. In questo contesto, asset speculativi come le criptovalute diventano particolarmente vulnerabili.